Giacomo Leopardi (nipote)
Visse dal 1843 al 1903. Dopo la prematura scomparsa dei genitori rimase sotto la tutela della zia Paolina fino alla maggiore età. Divenuto maggiorenne avrebbe voluto essere reintegrato nel possesso dei beni di famiglia ma fu contrastato dalla zia che vantava disposizioni testamentarie di Monaldo.
Sposò la contessa Sofia Bruschetti di Camerino la quale diede un notevole contributo nel completare la già ricca collezione di libri con l’eredità proveniente dalla sua famiglia. Giacomo nipote occupò varie cariche nella vita pubblica cittadina: consigliere del Comune e della Provincia, più volte Sindaco di Recanati. Viaggiò molto in Europa, ma anche in Oriente. Si dedicò al ripristino della biblioteca e a molti lavori di restauro del palazzo, secondo la moda del tempo, poco rispettosa delle decorazioni più antiche.
Dopo una lunga polemica con Antonio Ranieri, che deteneva molti manoscritti delle opere di Giacomo, negli anni ottanta dell’Ottocento intentò una causa contro le eredi dello stesso Ranieri per ottenerne la restituzione. Con l’appoggio del Senato Italiano, di Giosuè Carducci e altri importanti personaggi dell’epoca raggiunse l’obiettivo e nel 1897 donò gli importantissimi e numerosissimi autografi allo Stato, a condizione che venissero adeguatamente conservati e resi disponibili alla consultazione degli studiosi. Il suo generoso atto rese possibile la pubblicazione, a cura di G. Carducci, dello Zibaldone e la conoscenza di tutte le altre opere di Giacomo gelosamente occultate da Ranieri.
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